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Corrado Cagli

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Corrado Cagli

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Corrado Cagli nasce ad Ancona il 23 febbraio 1910. Il padre Alfredo è un graduato della Regia Marina, la madre Ada Della Pergola autrice di libri per l’infanzia e volumi di pedagogia.
Nel 1915 la famiglia si trasferisce a Roma, dove Corrado compie studi classici e frequenta l’Accademia delle Belle Arti: la vocazione artistica è precoce, variegata la curiosità sulle tecniche: disegno, affresco, pittura, scultura, arazzo, vetro, mosaico, ceramica … nulla gli è estraneo e in tutti i campi Cagli si cimenta, alla ricerca di nuovi esiti capaci di appagare l’inestinguibile sete del suo spirito.

Gli anni ‘30
Dopo la prima personale (1932) fonda insieme a Giuseppe Capogrossi ed Emanuele Cavalli il Gruppo dei Nuovi Pittori Romani
Fin dall’esordio il suo temperamento vitale, unito ad una capacità immaginifica originale e priva di limiti, lo porta a spaziare dall’eleganza classica del disegno, trattato come un lieve sospiro sulla carta, alla energica libertà dei primitivi. Lui, che invocava la collaborazione delle arti e la fine delle specifiche peculiarità, propone un vocabolario compositivo che conosce le solide costruzioni del realismo come le suggestive invenzioni ricche di mistero delle opere astratte.
Vince il concorso per la decorazione di una Fontana a Terni (1933, progetto di Ridolfi-Fagiolo) che propone un mosaico di 200 mq con i segni dello zodiaco.
Espone regolarmente in spazi italiani sia pubblici che privati, evidenziando un accento autonomo che pur non disdegna il riferimento ai grandi del rinascimento, e si distingue per l’armonia dei colori, il forte ‘sentimento della terra’, un potente senso dello spazio, il rifiuto del dettaglio, le forme spoglie.
La critica gli è favorevole, feconde le frequentazioni con artisti, letterati e musicisti, ma alla fine del ’38, a seguito della proclamazione delle leggi razziali, sceglie la via dell’esilio e si stabilisce a Parigi; a fine anno si imbarca a Cherbourg alla volta di New York, dove l’aspetta la sorella Ebe.

Gli anni ‘40
Nel ’40 Cagli, divenuto cittadino americano, si arruola per partecipare alla II guerra mondiale: vive in prima persona lo sbarco in Normandia, l’ingresso a Parigi, l’invasione della Germania, la liberazione dei campi di sterminio… Anni di compagni d’armi e lotta per la pace, desolazione per le rovine d’Europa e orrore per la tragedia disseminata nei luoghi del genocidio.
Dopo le mostre che gli erano state tributate a New York, San Francisco, Los Angeles  e altre città d’America e d’Europa (Varsavia, Londra), Cagli partecipa alla collettiva “L'arte contro la barbarie. Artisti romani contro l’oppressione nazi-fascista”, organizzata a Roma da “L’Unità” (1944). Dopo una personale con Mirko alla Galleria dello Zodiaco di Roma (1945) si stabilisce nuovamente a New York, dove nel 1946 viene allestita la mostra dei disegni realizzati dal vero durante la guerra, una esposizione di carattere narrativo che permette di seguire Cagli nelle sue peregrinazioni di soldato: la Germania si annuncia con una serie di ponti diroccati, si manifesta attraverso villaggi e città distrutte fino, a guerra conclusa, attraverso visioni terrificanti dei campi di concentramento e disperati volti dei rifugiati che affollano le vie percorse dagli alleati.
Riprendono le esposizioni a Chicago, San Francisco, New York, dove Cagli fonda insieme ad altri artisti The Ballet Society.
Durante la stagione 1946-1947, dopo aver ottenuto un Guggenheim fellowship per la pittura, realizza le scene e i costumi del balletto Il trionfo di Bacco e Arianna su musiche di Vittorio Rieti, in collaborazione con il coreografo George Balanchine, e si fa sempre più forte l’intesa con il mondo del teatro.
Nel 1947, alla ricerca delle sue radici culturali e umane Cagli, pur continuando ad esporre negli USA, torna in Italia; nel 1948 viene invitato alla Biennale di Venezia, evento che apre le strade a numerose mostre (Milano, Bologna, Firenze, Genova, Asti …).

Gli anni ‘50
Cagli, con mostre personali o collettive, accostato a Campigli, Turcato, Guttuso, Mafai, Pirandello, Consagra, Mirko, amici e ‘compagni di viaggio’, è presente nelle gallerie e negli spazi istituzionali italiani (Roma, Firenze, Bologna, Venezia, Milano, Torino …) e internazionali (Parigi, San Paolo, Basilea, Lima, New York, Tokyo …), riscuotendo un quasi unanime successo di critica; espone opere astratte (i Motivi cellulari, le Impronte, le Carte, le Tavolette) ma anche figurative (gli Arlecchini, le Metamorfosi, i bellissimi disegni sull’alluvione del Polesine – La rotta del Po, del 1951).

Presente alla Biennale di Venezia del ’52 e del ’54, prosegue inoltre la realizzazione di arazzi e mosaici (prestigiosa la collettiva di Ravenna) e la collaborazione con il mondo del teatro (scene e costumi per Tancredi di Rossini al XV Maggio Musicale Fiorentino, per Bacco e Arianna di Albert Roussel con la messa in scena di Aurel Millos al Teatro dell’Opera di Roma, per Misantropo di Menandro con la regia di Luigi Squarzina al Teatro Olimpico di Vicenza).

Gli anni ‘60
Il vivace eclettismo di Cagli è testimoniato dalle numerose esposizioni che attraversano il decennio. Numerosi in Italia, più di 30, gli eventi che – con mostre personali o collettive – rendono omaggio ai diversi campi di interesse dell’artista il cui nome, noto in Europa (mostre a Parigi, Liverpool, Dublino, Helsinki, Stoccolma, Copenaghen, Oslo, Amburgo, Monaco, Atene …)
ormai risuona nei più lontani punti della terra (Teheran, Tokio, Algeri, Sidney, New York …). La partecipazione alla XXXII Biennale di Venezia (1964), in cui è presente con una sala personale, contribuisce a farlo conoscere al grande pubblico.
Tre importanti retrospettive lo consacrano definitivamente come una delle principali voci della scena culturale italiana: la prima è all’Aquila (1963), dove Cagli espone opere dal 1944 al 1963, commentate da Enrico Crispolti. Segue a Milano (1965) presso il Civico Padiglione d’Arte Contemporanea l’antologica “Cagli”, imponente rassegna di 250 opere, fra pitture, sculture, disegni e arazzi, dal 1931 in poi. L’ultima è a Palermo, che propone oltre 300 opere fra dipinti, disegni, incisioni, arazzi e sculture, che rappresentano i momenti capitali dell’opera dell’artista, dal 1931 in poi: la presentazione è affidata a Giuseppe Ungaretti, Alfonso Gatto e Raphael Alberti perché i poeti, forse, sanno leggere il lavoro di Cagli con maggior empatia e libertà dei critici, alla perenne ricerca di segni, tratti e tracce che possano ricondurre, per somiglianza o consonanza, a un modello estetico già noto. 
Significative anche le collettive che lo pongono con forza al centro del dibattito sull’astrattismo: la prima è a Roma (1964) presso lo Studio d’Arte Margutta, dove espone con Fontana, Burri, Afro, Marca-Relli, Shumacher, Alechinsky, Appel, Geiger, Daie, Hundertwasser; la seconda, sempre a Roma, è la mostra “Astrattisti 1950-1960” alla Galleria il Carpine (1965), dove è presente con Afro, Dorazio, Birolli, Cassinari, Accardi.
Se pittura e disegno restano le tecniche in cui maggiormente si esplicita il suo pensiero che sfugge ad ogni rigida classificazione, resta viva in lui la necessità di proseguire la ricerca attraverso altre soluzioni formali, ad esempio la scultura - come testimonia la partecipazione (1965) alla Biennale Internazionale di Scultura a Carrara – o il mosaico: nel 1961 si dedica alla ricostruzione della Fontana di piazza Tacito a Terni, distrutta durante la II guerra mondiale, per la quale reinterpreta liberamente il tema dei segni zodiacali realizzati venticinque anni prima, e le mostre di Benevento (1967) e di Salerno (1968) confermano il riconoscimento della sua abilità in questo mezzo espressivo, in cui fonde con lucidità di visione e contenuto romanticismo lo spirito degli antichi con le ansie dei contemporanei.
Eccellente in questo decennio la creazione di arazzi, che vedranno Cagli impegnato nelle esposizioni di Bruxelles e Delft (1965) e nella III Biennale dell’Arazzo di Losanna (1967). Per la turbonave Leonardo da Vinci, in cui aveva già realizzato 140 metri di pittura plastificata con melanina, partecipa al concorso per i decori della sala delle feste; il concorso viene vinto dall’Arazzeria di Ugo Scassa di Asti, che può vantare i progetti di Cagli - che realizzerà sei arazzi -, Capogrossi, Corpora, Santomaso e Turcato (queste opere sono andate perdute, poiché nel 1980 la nave prese fuoco). L’incontro fra Cagli e l’Arazzeria di Scassa darà origine a un sodalizio duraturo ed eccezionalmente fruttuoso, come testimonia anche la mostra che nel 2016 la città di Asti dedica all’artista.

Intensa e feconda rimane la collaborazione con il mondo del teatro e della musica per ciò che concerne le scene e i costumi: per La Scala di Milano, con la regia di L. Squarzina lavora per Macbeth di Ernst Bloch e per la Semiramide di Rossini (mai realizzato), mentre con la regia di John Houston offre il contributo all’opera Le miniere di zolfo di Richard Rodney Bennett. Dopo aver collaborato al film La Bibbia di John Houston (sequenze sceniche L’albero del Bene e del Male e La Torre di Babele), per il Teatro dell’Opera di Roma, per la regia di Aurel Millos, partecipa alla realizzazione di Jeux di Debussy e per Marsia di Dallapiccola. Infine, per la coreografia di Aurel Millos, si dedica alla musica di Goffredo Petrassi Estri, originariamente destinata all'esecuzione concertistica, per il Festival dei Due Mondi di Spoleto, poi riproposta dal Teatro La Fenice di Venezia e dal Teatro alla Scala di Milano.

Gli anni ‘70
Un’importante retrospettiva a Palazzo Strozzi, a Firenze, consacra definitivamente Corrado Cagli come l’artista più completo ed eclettico del secondo dopoguerra: varietà di tecniche e di temi, duttilità compositiva in uno spirito rigoroso, sensibilità umana nella cornice di una cultura variegata, capacità di emozionarsi e di razionalizzare le intuizioni.   
Dopo la partecipazione alla mostra “Arte Religiosa Moderna ai Musei Vaticani” (1973), dove espone un arazzo, inizia una proficua collaborazione con Don Pasquale Macchi, segretario particolare di Papa Paolo VI, che in quegli anni sta avviando per conto del Sommo Pontefice una collezione di opere di artisti che abbiano – con le diverse tecniche - trattato temi religiosi: ne nasce un’amicizia fatta di stima reciproca e profondo rispetto. Cagli-pittore, informato e colto, curioso e attento alle dinamiche del suo tempo, sa segnalare a Don Macchi il lavoro di alcuni contemporanei, e Don Macchi diventa l’interlocutore privilegiato per le domande religiose ed esistenziali di Cagli-uomo, capace di profonda spiritualità.
Mentre la città di Siena gli dedica un’importante antologica dei disegni e nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano sono inserite alcune opere di scultura nella mostra “Scultura italiana degli ultimi cento anni”, inizia un momento di profondo impegno civile: per la città di Gottinga, che ha modo di conoscere Cagli attraverso un’esposizione di ampio respiro che ripercorre il suo lavoro a partire dagli anni ’30, l’artista progetta il monumento “La Notte dei Cristalli”, per denunciare l’efferatezza delle persecuzioni razziali nella Germania nazista: il memoriale viene eretto sul luogo stesso dove sorgeva la sinagoga distrutta dalle S.S.
Per il Museo Monumentale al Deportato Politico e Razziale nei Campi di Sterminio Nazisti, Castelli dei Pio, a Carpi, esegue (1973) i bozzetti preparatori per dei graffiti murali. Infine, al mausoleo delle Fosse Ardeatine vengono inaugurati (1974) tre pannelli di Corrado Cagli, Renato Guttuso, Carlo Levi: nella composizione di Cagli, il nudo scheletrico del deportato richiama il ciclo dei disegni dedicati agli orrori del campo di concentramento di Buchenwald.
Continua contemporaneamente il contributo alle scene e ai costumi di realizzazioni teatrali e musicali: al XXXIII Maggio Musicale Fiorentino, lavora per Persèphone di Igor Stravinskij, messa in scena da Aurel Millos, e al XXXIV Maggio Musicale si dedica al balletto Fantasia indiana di Busoni, messa in scena da Millos; per la XXXVII edizione, contribuisce alla realizzazione della Agnese di Hohenstaufen di Spontini, con la regia di Franco Enriquez. Per lo Staatsoper di Vienna, con la regia di Aurel Millos, si impegna per Inno ai tempi di Darius Milhaud e per Wandlungen di Schönberg. Si dedica poi al Filottete di Sofocle, con musiche di Luciano Berio e regia di Glauco Mauri al Teatro Argentina di Roma, e infine alla Missa Brevis di Igor Stravinskij, rappresentata per la prima volta al Teatro Olimpico di Roma.

Corrado Cagli a causa di un edema polmonare il 28 marzo 1976 muore improvvisamente nella sua casa romana all’Aventino. La salma viene traslata nel cimitero ebraico della capitale.

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